mercoledì 31 agosto 2016

Ultimi caldi? Scappo al freddo: ma con me la paura, il dolore e cordoglio...

Sarò anche controtendente ma io il caldo lo amo solo all'inizio: dopo un pò devo scappare. 
E mi ritrovo di nuovo qui, lontano dalla mia terra, che trema e fa tremare, ma ero lì, proprio da quelle parti e ho pianto, anche io, per ogni dolore, per ogni perdita, per ogni voce scomparsa nella notte.
Ma la vita continua e la Svezia, fredda e uggiosa, stranamente in questi giorni ha un calore inaspettato, piacevole e arrivare qui, ed essere italiano, è un pò come essere a casa, dove l'affetto nel male comune non manca, ma forse non è mai mancato, semplicemente siamo troppo sterili da riuscire a vederlo o sostenerlo.
Entro nella redazione e trovo gente consapevole, commossa per la mia gente e sostenitrice del dolore umano, perchè ogni terra fa parte dell'umanità e ogni popolo fa parte del mondo. 
Il lavoro mi distrae per fortuna, oramai più che "image consulting" di moda sono un image consulting di set fotografici, e mi piace. La scelta dello stile da fotografare, la scelta dell'idea da far realizzare come scenografia e infine, la scelta delle posizioni, dei gesti, la naturalità delle movenze, la ricerca dell'esser se stessi e lasciare al fotografo il compito di cogliere l'attimo. E così nasce la foto perfetta, quella che diventerà un'icona di stile, una pubblicità all'apparenza stereotipata e infine ciò che imprimerà nella mente il fine stesso della sua realizzazione.
E giochiamo di anticipo, con l'autunno alle porte, colori, folclore e tanto calore umano.
E un'unica risorsa: il genio di uno stilista.
E ora: posso tornare a casa....

mercoledì 10 agosto 2016

Dolore ingestibile.... decisamente incazzato!!!!

Per uno come me, che fa sport estremi dall'età di 15 anni, quando ancora non erano una moda e quando mio padre fiero li faceva con me, avere cicatrici è un segno distintivo dell'età che avanza. 
Ricordo il dolore di ferite e rotture varie, che insegnano che c'è tempo per imparare...o forse no.
Sta di fatto che se non sei troppo allenato, la situazione può sfuggirti di mano e ti ritrovi fracassato e con qualche segno distintivo in più.
E al settimo giorno, vado in ambulatorio a togliere i punti.
Lì sei un numero: 34 per l'esattezza.
E una stanca infermiera sull'orlo di una crisi d'identità chiama il mio numero. Zoppicante e dolorante mi dirigo verso di lei: "piangerà come i bimbi?" e la guardo esterrefatto: perchè mai avrei dovuto piangere come i bimbi? Ho tolto miriade di punti, nei punti più disparati del mio corpo, si è vero, ho pianto di dolore in alcune situazioni, ma senza farlo vedere!!! La cosa ha un non so che di psicologico e improvvisamente: ho paura!! E la odio, d'istinto!
Mi spoglio e mi scopre la ferita: l'espressione del volto non è la più piacevole nonostante non fosse poi una brutta ragazza.
"Signor.... ah Rori, mi sembrava di averla vista già altrove...frequenta gli ambulatori spesso, comunque, togliamo i ferri?" e una dottoressa, altrettanto stanca, sorride sadica!
Ora, per chi non lo sa, i ferri sono i punti a graffe, e fanno male, soprattutto se la ferita non è marginata benissimo.
Maximiliano Patane

Al terzo punto, sotto la costata destra, mentre cerco di non trapelare la paura del dolore e il fatto stesso che sto provando dolore, guardo i gesti delicati con cui tira via le graffe e ad un certo punto credo di averla guardata veramente male "Uh Signor Rori, su, non me ne voglia, sto facendo piano, la veda così: avrà un altro bellissimo tatuaggio"... buffo: il mio tatuaggio non si vede facilmente: ha sbirciato dove non doveva! La guardo con maggior odio e mi fisso su di lei che imperterrita continua: "è molto più bello di quello all'altezza del soppracciglio e persino più grave di quello sul braccio" e sbrocco con urlo disumano, completamente sudato come se avessi fatto due ore di sano sport e istintivamente le prendo un braccio per bloccarla mentre il sangue esce dalla ferita copioso "aaah ma si calmi, ora la medichiamo!" e interviene l'infermiera mentre lei, la perfida, si defila blaterando non so quali parole strane sul fatto che noi uomini siamo fragili, mammoni e che avremmo dovuto provare le emozioni di un parto per concepire un livello di sopportazione disumano e la stoppo "grazie dottoressa. La prossima volta che mi succederà farò in modo di non disturbarla e di non esserle di peso".
Sono a casa, disteso sul letto, con la ferita bendata che spurga ancora sangue e mi fa un male cane e sono psicologicamente a pezzi: clemenza donne in fondo se la natura ha scelto di far partorire voi un motivo ci sarà, inutile continuare a sottolinearlo!!!!